13 luglio 2017

Strappados vs Dustbin - il Postpartita

La tenzone sportiva si è appena conclusa e partono le schermaglie gastronomiche.
Claudio mi dà di gomito​ per attirare la mia attenzione, poi mi domanda:
"Secondo te ce l'hanno?"
Mi guardo in giro provando a fare il disinvolto, ma la tensione è al massimo.
"Non lo so. Non la raccontano giusta."
Stiamo ovviamente parlando del famigerato pollo fritto, ma facciamo attenzione a non nominarlo per rispetto verso il povero Fabri, cui basta sentire "pollo fritto" per reagire come il cane di Pavlov. Quando aprono il borsone e ne escono solo buste di salumi affettati ed altri prodotti confezionati, parte la ola: stavolta li schiantiamo! Mirko sfodera la salsina piccante, sulla cui ricetta si rincorrono miti e leggende, una delle più popolari la vuole risalente all'invasione della Grecia da parte di​ Dario e secondo questa leggenda Filippide, dopo averne assaggiato un solo cucchiaino, avrebbe coperto la distanza fra Maratona ed Atene in un quarto d'ora scarso, Maggie sfodera un paio di creazioni culinarie di tutto rispetto, Robbie affetta il salame ed io estraggo dal sacchetto la focaccia già tagliata. Un tripudio.
Particolare entusiasmo ha accompagnato la scoperta che la salsina di Mirko si sposava in modo delizioso con la mia focaccia. In realtà si tratta di un fenomeno noto alla chimica, di cui vi accennerò una breve descrizione in attesa che l'esimia collega  Maggie, con il suo bagaglio culturale accademico, ci offra una più completa ed accurata spiegazione.
Quello che anche i profani hanno potuto constatare è che la mollica della focaccia s'imbeveva profusamente del sugo della salsa, grazie all'operazione tecnicamente nota come "tocciamento" e consistente nell'immersione, ripetuta anche più volte, del pezzo di focaccia all'interno della salsa. Ciò che i profani non sanno è che le catene molecolari dei carboidrati, contenuti nella focaccia, reagiscono con l'acido octadecatetraenoico, presente in abbondanza nella salsa, secondo un processo noto come "lotirasututto" dal nome del chimico neozelandese che per primo ha spiegato il fenomeno [Henry Lotiras Ututto III - 1894/1963]. Se la spiegazione della facilità con cui la mollica della focaccia assorbe il sugo della salsa è relativamente recente, molto più antica è la comprensione del fenomeno associato alla gradevolezza al palato del composto così realizzato. Già nel diciottesimo secolo si era ipotizzato che il composto in oggetto avesse la capacità di stimolare le papille gustative, ma le primitive conoscenze in campo chimico non hanno permesso agli studiosi di andare oltre ipotesi generiche. Oggi sappiamo che la stimolazione delle papille avviene grazie ad una biomolecola appartenente alla classe dei polinsaturi e chiamata "maquantebono" dal nome del celeberrimo chimico irlandese, con antenati scozzesi, Mac Want'è Bono [1941/-], molto noto nell'ambiente universitario per essere il pro zio del cugino di terzo grado del famoso cantante.
Avendo poi innaffiato il tutto con varie birre ed una boccia di Cannonau, ci siamo accorti che l'ora s'era fatta tarda, il tasso alcolemico sufficiente a mandare fuori scala il più perfezionato degli etilometri, così abbiamo deciso che poteva anche bastare e ci siamo ritirati in buon ordine.

1 commento:

  1. L'altro esperimento è stato il Cannonau freddo e il lambrusco caldo, ma tanto eravamo già oltre il tasso alcolemico e quindi andava bene anche così! ��

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